Cappella di S.Rocco
Questa cappella dedicata al santo protettore del paese, con buone probabilità si può riportare al XVI secolo quando il culto del santo di Montpellier si è maggiormente diffuso nel meridione.
La chiesa ha svolto un ruolo importante nella vita religiosa di Baragiano in quanto nei momenti di indisponibilità della chiesa Madre ne ha sostituito le funzioni.
Nel 1847 si resero necessari dei lavori di riparazione e fu il sindaco Nicola Russillo che la dichiarò chiesa patronale e provvide al finanziamento.
Più volte sono stati raccolti dei fondi per provvedere alla sua manutenzione.
Nel 1859 fu fatta una questua nei paesi vicini mentre nel 1898 si ricavarono dei fondi dalla vendita dell’oro del santo.
Nonostante ciò la costruzione continuava a deperire, nel 1922 fu curata la parte ornamentale affidando al pittore napoletano Vincenzo Imparato la decorazione delle pareti.
Sulla parete destra copiò S. Francesco abbracciato da Gesù crocifisso del pittore spagnolo Murillo, mentre sulle mura dell‘abside riprodusse Giovanna d’Arco in veste di guerriera e la Vergine Addolorata.
Danneggiata dal terremoto del 1980 negli anni 1990-92 si procedette con la sua riparazione da parte dello Stato.
Furono consolidate le fondamenta, fu rifatta la copertura con nuovi embrici e il soffitto fu sostituito da capriate lignee e il pavimento fu rifatto e furono fatti tutti quei miglioramenti per rendere il luogo di culto più efficiente e confortevole.
La sala è rettangolare congiunta al presbiterio per mezzo di un arco centrale.
All’abside è appoggiato un dossale in muratura con applicazioni in oro di gusto neo-classico.
Vi sono tre nicchie incorniciate che racchiudono le statue di S. Vito, S. Rocco e Santa Lucia.
L’altare maggiore ha la custodia in pietra con porticina del tabernacolo insieme a volute laterali e paliotto dorati.
L’altare basilicale è in pietra di Pescopagano. I quadri delle quattordici stazioni della Via Crucis sono delle litografie del secolo XIX.
La facciata della chiesa è composta da un timpano a parapetto con un campanile a vela .
Si accede alla chiesa per una scala di sei gradini sui quali si legge “ IL COMITATO DELLA FESTA ANNO 1971”
Una ceramica è situata tra il portale e il cornicione che rappresenta S.Rocco e reca incise queste iscrizioni”S. ROCCO PROTETTORE PREGATE PER NOI - A DIVOZIONE DI T.PACELLA AMERICA 1935”
Anticamente nella chiesa era collocata una bilancia.
Era composta da due piatti in legno sostenuta da due funi appese ad un gancio fisso nel muro.
Veniva usata dai devoti del santo che facevano voto di dare tanto grano quanto pesava la persona che si raccomandava al santo.
In caso di esito positivo il graziato si portava in chiesa metteva se stesso su un piatto e sull’altro veniva messo tanto grano fino a quando il piatto calava.
La straordinaria diffusione del culto di S. Rocco è legata alla protezione del santo contro la peste.
Il luogo di origine del santo pare sia Montpellier in Francia.
Secondo il suo primo biografo che scrive dopo il 1430 Rocco rimasto orfano giovanissimo dopo aver distribuito tutti i suoi averi tra i poveri della città natale partì in pellegrinaggio per Roma.
Ad Acquapendente in provincia di Viterbo si imbattè nel tragico spettacolo prodotto dalla peste.
Anteponendo la carità ad ogni altra considerazione si offrì volontario all'assistenza degli appestati e li operò le prime guarigioni miracolose.
La sua carità lo spinse a non riprendere la strada per Roma ma lo portò in altre zone dell'Italia centrale dove c’era bisogno della sua opera.
Fu così a Cesena e poi fu a Roma dove fu presentato al papa da un cardinale che aveva avuto una guarigione miracolosa da parte del santo.
Dopo risalì la penisola passando per Rimini, Novara e Piacenza.
In questa ultima città fu contagiato dal morbo, il bubbone della peste affiorando su una gamba gli impedì di proseguire nella sua opera di assistenza e decise di uscire dalla città e si rifugiò sulle rive del Po’ in un luogo deserto per morire in solitudine.
San Rocco è quasi sempre raffigurato con un cane che gli sta accanto nell’atto di porgergli un pane.
Questa raffigurazione si ispira a questo momento della sua vita quando colpito dalla peste e appartatosi in una capanna sarebbe morto di fame se un cane randagio non gli avesse portato ogni giorno un pane e dalla terra non fosse sgorgata una sorgente per dissetarlo.
Gottardo Pallastrelli mosso da pietà lo prelevò da questo rifugio e lo ospitò a casa sua fino a quando non fu completamente guarito.
Lasciata Piacenza si diresse nel nord Italia ma presso il Lago Maggiore ad Angera fu scambiato per una spia e fu imprigionato finchè la morte non lo colse dimenticato da tutti.
Altri biografi affermano che il santo sarebbe tornato nella sua città natale dove morì.
Data:
12-11-2020